“Il SuperTele credo debba essere annoverato d’ufficio fra le grandi invenzioni del ‘900 (insteso come secolo). Era un oggetto di marketing favoloso (lo è ancora).”
Non c’è giovane nato negli anni Settanta che non abbia mai provato l’ebbrezza di tenere uno di questi miti sferici tra le mani. Solitamente venduto dai tabaccai e dai negozi di giocattoli di second’ordine il pallone da calcio Super Tele rappresenta il coraggio dell’onestà ed è un meraviglioso trionfo dell’arte di arrangiarsi. Questo oggetto merita un tributo.
Diffusi capillarmente in tutta Italia, sono diventati oggetto di culto popolare e continuano a nutrire sogni di gloria sportiva per le strade, nelle piazze, sulle spiagge e in qualunque altro luogo si presti ad essere trasfigurato in campo da gioco.
Il suo terreno naturale è sempre stato quello dei campetti di periferia in cui mandrie intere di bambini e ragazzi si sfiatavano per pomeriggi su partite di valore effettivo nullo ma di altissimo valore simbolico. Le madri preferivano i Super Tele perché eminentemente economici e perché, dall’alto della loro naturale apprensione per le gesta dei pargoli, erano sicure che una pallonata in faccia di Super Tele non avrebbe fatto male a nessuno. E avevano ragione.
In alcuni modelli tardi è stata addirittura aggiunta la scritta “rigonfiabile”. Praticamente è una presa dei fondelli, a causa del fatto che non è mai esistito a memoria d’uomo un Super Tele che si sia sgonfiato per cause naturali e non è mai esistito (n.d.r. Bugia, io ci ho provato infinite volte, e se non rovinavo la valvola con il cacciavite ci riuscivo anche) in natura un essere umano che abbia perso tempo a rigonfiare una cosa il cui costo era di poche lire superiore a quello dell’aria in esso intrappolata.
Il Super Tele dominò per tempo anche tutte quelle sedi di gioco, come i marciapiedi e le spiagge, in cui la presenza di altri individui estranei al gioco rendeva inadatto il ricorso ad un pallone più duro: sulle spiagge è ormai sparito a causa del dilagare di mode tipo quella del fitness e quella del beach volley, per tacere dei racchettoni.
Ad ogni modo la sua gestibilità, il livello di palleggio, la stabilità aerodinamica erano tutte meno che zero, ed intuire una traiettoria di un Super Tele scaraventato in avanti era praticamente impossibile, e a tutt’oggi richiede l’impiego di elaboratori sofisticati che allora non erano disponibili. Nel gioco a terra si rivelava scadente ma non insostenibilmente pessimo, però tendeva a graffiarsi facilmente se sollecitato da attriti, e si bucava con nulla. Infatti poi la maggior parte dei Super Tele, menomati da questo handicap della facile perforabilità del guscio, hanno vita brevissima.
Ma non per questo noi dimentichiamo il Super Tele: amico dei bambini, dei giovani, dei cazzari che a tutt’oggi sono presi dalla voglia di tirare due calci un pomeriggio d’estate. Idolo delle mamme avare, dei nonni costretti a comprare sempre qualcosa ai nipotini, dei papà che odiano l’idea di buttare soldi in un pallone di cuoio sapendo che il figlio tanto lo perderà comuque. E’ sopravvissuto all’invenzione di materie sintetiche migliori, agli anni delle consoles di videogiochi, agli anni della consapevolezza ed ai terribili anni Novanta, alla scomparsa del senso aggregativo dei bambini d’oggi, agli anni del glamour e a quelli del minimal chic.
Ne avremo ancora per molto.
autorevole FONTE: CLANDELLOZIO
Diffusi capillarmente in tutta Italia, sono diventati oggetto di culto popolare e continuano a nutrire sogni di gloria sportiva per le strade, nelle piazze, sulle spiagge e in qualunque altro luogo si presti ad essere trasfigurato in campo da gioco.
Il suo terreno naturale è sempre stato quello dei campetti di periferia in cui mandrie intere di bambini e ragazzi si sfiatavano per pomeriggi su partite di valore effettivo nullo ma di altissimo valore simbolico. Le madri preferivano i Super Tele perché eminentemente economici e perché, dall’alto della loro naturale apprensione per le gesta dei pargoli, erano sicure che una pallonata in faccia di Super Tele non avrebbe fatto male a nessuno. E avevano ragione.
In alcuni modelli tardi è stata addirittura aggiunta la scritta “rigonfiabile”. Praticamente è una presa dei fondelli, a causa del fatto che non è mai esistito a memoria d’uomo un Super Tele che si sia sgonfiato per cause naturali e non è mai esistito (n.d.r. Bugia, io ci ho provato infinite volte, e se non rovinavo la valvola con il cacciavite ci riuscivo anche) in natura un essere umano che abbia perso tempo a rigonfiare una cosa il cui costo era di poche lire superiore a quello dell’aria in esso intrappolata.
Il Super Tele dominò per tempo anche tutte quelle sedi di gioco, come i marciapiedi e le spiagge, in cui la presenza di altri individui estranei al gioco rendeva inadatto il ricorso ad un pallone più duro: sulle spiagge è ormai sparito a causa del dilagare di mode tipo quella del fitness e quella del beach volley, per tacere dei racchettoni.
Ad ogni modo la sua gestibilità, il livello di palleggio, la stabilità aerodinamica erano tutte meno che zero, ed intuire una traiettoria di un Super Tele scaraventato in avanti era praticamente impossibile, e a tutt’oggi richiede l’impiego di elaboratori sofisticati che allora non erano disponibili. Nel gioco a terra si rivelava scadente ma non insostenibilmente pessimo, però tendeva a graffiarsi facilmente se sollecitato da attriti, e si bucava con nulla. Infatti poi la maggior parte dei Super Tele, menomati da questo handicap della facile perforabilità del guscio, hanno vita brevissima.
Ma non per questo noi dimentichiamo il Super Tele: amico dei bambini, dei giovani, dei cazzari che a tutt’oggi sono presi dalla voglia di tirare due calci un pomeriggio d’estate. Idolo delle mamme avare, dei nonni costretti a comprare sempre qualcosa ai nipotini, dei papà che odiano l’idea di buttare soldi in un pallone di cuoio sapendo che il figlio tanto lo perderà comuque. E’ sopravvissuto all’invenzione di materie sintetiche migliori, agli anni delle consoles di videogiochi, agli anni della consapevolezza ed ai terribili anni Novanta, alla scomparsa del senso aggregativo dei bambini d’oggi, agli anni del glamour e a quelli del minimal chic.
Ne avremo ancora per molto.
autorevole FONTE: CLANDELLOZIO
Traiettorie impossibili!!!! 😉
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